Dieta mediterranea e attività fisica migliorano la qualità spermatica.
Alcuni studi clinici osservazionali suggeriscono che l’adesione a una dieta sana (stile mediterraneo) ricca di nutrienti può migliorare la qualità dello sperma.
Il suggerimento è seguire un’alimentazione ricca di cereali integrali, legumi, frutta, verdura, pesce, frutta oleosa, olio extravergine di oliva e che limita il consumo di alcol, carne (soprattutto rossa) e di formaggi (soprattutto stagionati).

A svolgere un ruolo importante troviamo i fitonutrienti, cibi vegetali con proprietà antiossidanti, gli acidi grassi della serie omega 3 con proprietà antinfiammatorie e alcuni micronutrienti (zinco, selenio) con azione antiossidante.
Lo stress ossidativo è identificato come uno dei principali mediatori dell’infertilità maschile: provoca disfunzioni spermatiche correlate al danno cellulare innescato dalle Specie Reattive dell’ossigeno (ROS). Infatti alti livelli di ROS risultano correlati con il danno al DNA spermatico e con una ridotta motilità dello spermatozoo. Trovare un equilibrio tra antiossidanti e i livelli di ROS può essere la chiave per ottenere una migliore qualità dello sperma in termini di motilità, vitalità e danno al DNA spermatico.
Quali alimenti contengono composti con attività antiossidante?
Gli antiossidanti li troviamo concentrati nei vegetali, in particolare in frutta e verdura. Tuttavia questi cibi devono rispettare la stagionalità e provenire da agricolture che non fanno utilizzo di pesticidi. Inoltre è molto importante variare a tavola i colori di frutta e verdura, in quanto il colore è indice di presenza di fitonutrienti e composti bioattivi in grado di combattere lo stress ossidativo.
Quali integratori utilizzare?
Una dieta varia ed equilibrata può apportare le giuste quantità di tutti i nutrienti di cui l’organismo ha bisogno. In caso si renda necessario, può essere impostata una integrazione per migliorare i parametri della qualità spermatica.

ACIDI GRASSI OMEGA 3
Questi acidi grassi influenzano la spermatogenesi in quanto vengono incorporati nella memebrana cellulare degli spermatozoi. Hannoproprietà antiossidanti, antinfiammatorie e riescono a influire sulla composizione della membrana degli spermatozoi. E’ stato dimostrato che il successo della fecondazione dipende anche dalla composizione lipidica della membrana degli spermatozoi.
VITAMINA C
L’integrazione con questa vitamina migliora la motilità e aiuta ad aumentare il numero totale degli spermatozoi. È una vitamina necessaria per lo sviluppo di spermatozoi sani, contrasta l’agglutinazione e riduce l’incidenza di frammentazione del DNA.
VITAMINA E
Svolge un ruolo cruciale nel preservare gli acidi grassi polinsaturi presenti nelle membrane dello spermatozoo e li difende dai radicali liberi, che possono danneggiare la membrana.
COENZIMA CoQ10
Il CoQ10 è una molecola antiossidante con un ruolo centrale nel sistema del trasporto mitocondriale degli elettroni, inibisce la formazione di ROS nel liquido seminale. L’integrazione con CoQ10 ha permesso un miglioramento generale dei parametri spermatici, ma non dei tassi di nati vivi o di gravidanza.
ZINCO E SELENIO
Zinco e selenio sono i principali micronutrienti testati come integratori ad avere un effetto positivo sui parametri dello sperma. Il selenio èessenziale per la spermatogenesi, svolge un ruolo fondamentale nell’aumentare l’espressione e l’attività del glutatione perossidasi, che a sua volta combatte le ROS. Anche lo zinco è un elemento con attività antiossidante. È stato visto che il contenuto di zinco nel plasma seminale di maschi infertili risulta inferiore.
L-CARNITINA
L’integrazione ha alcuni effetti benefici sulla motilità e sulla morfologia degli spermatozoi. Svolge un ruolo importante nel metabolismo degli spermatozoi. La carnitina aiuta a fornire energia immediatamente disponibile per l’uso da parte degli spermatozoi, migliorando la maturazione e la motilità. Inoltre la carnitina contribuisce anche all’ attività antiossidante aumentando l’espressione di enzimi antiossidanti.
L-ARGININA
Oltre ad essere essenziale nella spermatogenesi, aiuta a proteggere i lipidi di membrana dello spermatozoo. L’integrazione contribuisce ad aumentare il numero e la motilità degli spermatozoi.
Uno studio italiano conferma il ruolo di un corretto stile di vita nel miglioramento della fertilità maschile.
L’infertilità (intesa come impossibilità di procreare) è un problema che riguarda il 10 e il 15 per cento delle coppie. In passato si riconosceva la causa del problema soprattutto nelle donne, oggi invece sappiamo che le origini del problema sono da ripartire equamente tra i due sessi. All’infertilità maschile concorrono disturbi ormonali, problemi fisici e anomalie cromosomiche, ma anche fattori esterni come sostanze inquinanti ed eccessivo peso corporeo. Al contrario, si è visto che l’attività fisica e l’adozione di una dieta di tipo mediterraneo possono migliorare la fertilità, anche vivendo in aree molto inquinate.
Lo studio, pubblicato sulla rivista European Urology Focus, è stato condotto in tre aree italiane ad alto tasso di inquinamento (seppur di natura differente): la provincia di Brescia, la valle del fiume Sacco (nel Lazio) e la Terra dei Fuochi (in Campania). Sono stati reclutati 263 giovani sani (18-22 anni), con una motilità progressiva media degli spermatozoi (uno degli indicatori più importanti per la fertilità maschile) inferiore ai valori di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, suddivisi in due gruppi. Al primo è stato chiesto di seguire per 16 settimane un regime alimentare di tipo mediterraneo (personalizzato) e un programma di allenamenti a intensità moderata. Al secondo, invece, è stato fornito un opuscolo con le linee guida per una sana e corretta alimentazione stilate dal Consiglio Italiano per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (Crea). Tutti, all’avvio della ricerca, sono stati sottoposti a una visita con il nutrizionista (misurazione di peso, altezza e circonferenza addominale e valutazione degli stili di vita) e a un consulto urologico (effettuazione di uno spermiogramma e analisi della capacità antiossidante totale, parametro che cresce al ridursi del tasso di fertilità). Indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio, le valutazioni ripetute dopo quattro mesi hanno messo in luce l’efficacia dell’intervento sullo stile di vita (dieta mediterranea e attività fisica) e, di pari passo, è migliorata la qualità del liquido seminale del (concentrazione, morfologia e motilità degli spermatozoi, riduzione del numero dei globuli bianchi). Progressi che invece non hanno riguardato i coetanei esclusi dal programma.
“Il nostro lavoro conferma che un intervento basato sulla correzione dello stile di vita ha un effetto positivo su alcuni parametri correlati alla fertilità – afferma Luigi Montano, responsabile del primo servizio pubblico di medicina dello stile di vita in uroandrologia della Asl di Salerno e presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana -. La dieta mediterranea è in grado di apportare composti antiossidanti e antinfiammatori, in grado di contrastare lo stress ossidativo. Sappiamo con certezza che questo causa un peggioramento della qualità del liquido seminale e una più alta frequenza di danni al Dna dei gameti maschili”.
La fertilità risulta compromessa anche dal fumo di sigaretta, dal consumo eccessivo di bevande alcoliche e di alcuni farmaci, dallo stress psicologico, da alcune infezioni trasmesse per via sessuale (Chlamidia, micoplasmi urogenitali, gonococco, HPV) e dalla carenza di sonno. Aspetti che stanno contribuendo a determinare il calo della fertilità che si registra ormai da diversi anni. Secondo uno metanalisi pubblicata nel 2017 sulla rivista Human Reproduction Update, in appena quarant’anni gli uomini occidentali hanno visto calare del 52.4 per cento la concentrazione degli spermatozoi e ancora di più il loro numero medio (-59.3 per cento). Una tendenza che vive una discesa inarrestabile e che ha portato l’epidemiologo israeliano Hagai Levine a disegnare lo scenario peggiore: quello abitato da uomini incapaci di procreare, “se non cambieremo l’ambiente che ci circonda, le sostanze chimiche a cui siamo esposti e il nostro stile di vita”.
Nelle aree più inquinate, spesso si osservano difficoltà nella riproduzione ascrivibili a una condizione di infertilità (o di subfertilità) maschile. “Serve un impegno per ridurre l’impatto di queste sostanze sull’ambiente in cui viviamo – conclude Montano -. Oggi però sappiamo che gli effetti negativi dell’inquinamento possono essere controbilanciati adottando fin dalla giovane età stili di vita corretti, che partano dal recupero della dieta mediterranea e dalla costanza nello svolgere attività fisica”.
Fonte
fondazioneveronesi.it